Lui & Lei
ANNI '70 CAP. 1
di Ermes72
12.12.2024 |
353 |
20
"Ogni volta che alzava la gamba la gonna saliva scosciandola, chissà se anche lei non portava le mutande e cosa stessero vedendo gli altri che io non vedevo..."
CAPITOLO 1Che le due dietro non stessero parlando della scuola o di moda si intuiva dai risolini e dai gemiti che si percepivano nitidamente.
Avevo la netta sensazione di essermi fatto agganciare stupidamente da dei ragazzini. Guardai ancora Giulio che guidava tranquillo con il sorriso stampato. Una maschera.
Senza dire una parola dopo 20 minuti arrivammo in periferia. Giulio parcheggiò la macchina davanti al capannone da dove giungeva musica ad alto volume. Musica da discoteca. . Scendemmo ……
Le due ragazze andarono avanti abbracciate e noi dietro. Io riguardai Giulio in faccia sperando ancora in un suo commento. Che non arrivò.
Entrammo, non c’era molta gente. Era ancora troppo presto. La musiva assordante copriva le voci.
Nella sala due coppie ballavano muovendosi come scimmie, O come i pellerossa quando ballando invocavano la pioggia. Stavano mandando musica da discoteca, la serata di latino doveva ancora decollare.
Non amavo la musica da discoteca, ci ero stato una sola volta trascinato da due amici che le frequentavano. Con la sicurezza, dicevano loro, di cuccare. Non cuccamo, non ne avevo avuto una buona impressione e non ci tornai più.
Non dissi nulla, mi soffermai ad ispezionare la sala, cercando di abituarmi a vedere tra le poche luci il fuori pista.
Le due ragazze presero posto vicino ad un gruppo di tre ragazzi e una ragazza.
Carla fece un cenno a Giulio che con un assenzo della testa si diresse verso il bar chiedendomi di seguirlo.
Ordinammo due caipirinha per le ragazze e il cuba libre x noi.
Tornammo al tavolo, ma loro non c’erano.
Guardai in pista, stavano ballando con due dei ragazzi del tavolo vicino.
Le ragazze si guardavano seguendo movenze molto sexi . Una di fronte all’altra molto vicine quasi a toccarsi imitando strusciamenti che non avvenivano. I ragazzi dietro di loro facevano lo stesso senza toccarle, anche loro imitavano lo strusciamento che non avveniva.
La pista era discretamente illuminata, quindi si poteva anche vedere una discreta eccitazione dei ragazzi. Finito il pezzo si scambiarono delle parole, che anche senza musica non potetti sentire. Partì un altro brano e ricominciarono a ballare. Questa volta i due presero ognuno una ragazza e lo strusciamento prima solo evidenziato ma non attuato divenne reale.
Ognuno di loro cercava di far sentire il proprio pacco prima sulle natiche delle ragazze e poi imitando un amplesso sul davanti, con la complicità divertita delle ragazze, ridevano , si stavano divertendo. Loro.
Noi con i bicchieri in mano ci siamo guardati. Io fra lo stupito e l’attonito, lui con il solito sorriso tranquillizzante, non riuscivo a decifrarlo, questo ragazzo per me era ancora un enigma. Appoggiò i bicchieri sul tavolo e si sedette. Io lo imitai.
Finito il brano i ballerini tornarono ognuno ai propri tavoli.
Le ragazze erano accalorate, rosse in viso, mi stavo chiedendo se si fossero eccitate anche loro come i due compagni di ballo. Senza proferire parola presero i loro bicchieri e bevvero d’un fiato tutto il liquido in essi contenuto, come se fosse un dissetante e non un alcoolico.
Stavo per dire qualcosa a Carla, ma lei mi precedette e prima che potessi parlare si avvicinò a Giulio, prima una carezza, poi lo baciò, lo prese per mano e si appartarono in un angolo più buio su un divanetto e cominciarono a limonare.
Continuai a guardarli per qualche secondo. Un faretto, che emanava una leggera luce nella parte bassa del divano, mi permise di vedere la mano di giulio infilata a tastare Carla, la corta gonna si era rialzata e mostrava la figa. Non portava le mutande. Mi girai cercando Alessia. La vidi seduta sul nostro divano in mezzo ai due ballerini di prima.
Uno aveva già messo una mano sopra la coscia nuda di lei, chissà se anche lei fosse priva di mutande, mentre l’altro le parlava con la bocca vicino all’orecchio. Alessia sorrideva per niente disturbata da queste attenzioni, anzi.
Il suo sguardo si incrociò per qualche secondo con il mio. Mi sorrise guardandomi negli occhi.
Cazzo ero venuto per farle da ballerino e questo avrei fatto.
Mi avvicinai deciso, i due si ritrassero guardandomi torvo. Io con non curanza: “Alessia balliamo”!
Lei si alzo prese la mia mano e ci avviammo verso la pista mentre partiva la base di una baciata.
La serata latino americana stava iniziando. Era passata la mezzanotte la sala si stava riempendo. La baciata andava lenta e sensuale. Sotto lo sguardo per niente amichevole dei due maschietti, delusi per non dire incazzati, strinsi Alessia e cominciai a ballare.
Era evidente che la differenza di età tra me e Alessia metteva i ragazzotti e tanti giovani presenti in una situazione di vantaggio. Almeno questo era quello che forse credevano.
Non capivano, forse, come Alessia potesse stare con un matusa come me. Si stavano di sicuro chiedendo se ero un fratello più grande o un semplice amico.
Nella pista c’eravamo solo tre coppie. Dopo venti secondi eravamo rimasti soli noi due. Le altre due coppie si erano messe da parte e ci guardavano insieme a tanti a bordo pista o seduti. Io ballavo stringendola e lei si muoveva in modo sensuale strusciandosi a spingendo il suo bacino in modo provocatorio.
Ogni volta che alzava la gamba la gonna saliva scosciandola, chissà se anche lei non portava le mutande e cosa stessero vedendo gli altri che io non vedevo.
Scacciai questi pensieri con uno sforzo sovra umano facevo fatica a trattenere l’erezione, ballavo cercando pensieri al bromuro.
Al lavoro, alle prove di laboratorio che stavamo facendo su una nuova lega, alle difficoltà che stavamo affrontando.
Non volevo sembrare un perverso uomo maturo che si approfitta di una ragazzina.
Finita la baciata partì una salsa, lei si staccò e cominciò a fare passi base.
Mi fissò e disse:”sei gay”? la guardai stupefatto.
La fermai e dissi:”perché questa domanda”?
“come perché” disse lei. “o non hai il cazzo o sei gay, non sono riuscita a sentirlo, non ti piaccio? Non sono abbastanza bella per te? Un altro al posto tuo mi scopava in mezzo alla pista.
Tu invece niente di ghiaccio mi hai fatto sentire piccola piccola, in imbarazzo, sei senza cuore”.
“Senti un po’ ragazzina che gioco state facendo tu e la tua amichetta. Voi non avevate bisogno del tappabuchi, visto come vi muovete spigliate. Qui dentro potete trovare una decina di tappabuchi.
Mi chiamo un taxi e me ne vado. Vi lascio al vostro divertimento”.
“Ma dove vai scusa? Cosa ho fatto? Perché ti incazzi. Disse lei.
“E me lo chiedi? Il tuo comportamento non mi piace, anche se non sei la mia ragazza non mi devi far sentire a disagio, sono qui come tuo accompagnatore e pretendo rispetto, non solo non devi strusciarti con degli estranei, ma non lo devi fare con malizia e provocatoriamente neanche con me, visto che non sono il tuo ragazzo. E poi sei pure minorenne non voglio beccarmi qualche denuncia. Appena me ne sarò andato potete fare il cazzo che volete.
Mentre stavamo parlando la pista si stava affollando tante coppie stavano ballando i due ragazzi con la ragazza della coppia si sono avvicinati e chiesero ad Alessia , "balli"?
Lei, con viso feroce e in modo stizzito rispose:” non vedete che sono impegnata in una discussione con il mio ragazzo non rompete”.
Si avvicinò e mi chiese di farla ballare, voleva finire la salsa che avevamo cominciato, sotto lo sguardo di fuoco dei due giovanotti.
Mi aveva chiamato il suo ragazzo. Non dissi nulla ma mi ripromisi dopo di chiedere una spiegazione.
Misi in mostra parte del repertorio che avevo imparato al corso di latino, comandandola in vuelte legate, sombreri, passeale, setente e altre figure; da come rispondeva ai miei comandi capì che anche lei aveva sicuramente fatto un corso di latino. Ballava troppo bene.
Finita la salsa dissi: “hai sete? Andiamo a prendere qualcosa al bar”? “Si” rispose lei “muoi di sete, sono un poco stanca vado a sedermi, portami tu lo stesso di prima e una bottiglietta d’acqua naturale”. Si girò, io la seguì con lo sguardo. Era proprio una bella ragazza, ogni suo passo era come se stesse ancora ballando. Andai a prendere le consumazioni e tornai verso il nostro tavolo.
Lei era seduta di nuovo sul divanetto. In piedi di fronte a lei i soliti due coglioni.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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